la basilica cineque seicentesca

Nel corso del Cinquecento il complesso di Sant’Abbondio subì importanti trasformazioni. Tra 1530 e 1568 furono probabilmente edificati i lati sud ed est del chiostro; attorno al 1570, durante la ristrutturazione voluta dall’abate Paolo Della Chiesa, fu demolito il nartece duecentesco; dal 1587 il cardinale Tolomeo Gallio, commendatario dell’abbazia dal 1575, promosse imponenti interventi classicheggianti, che peraltro sarebbero stati in gran parte eliminati dai restauri ottocenteschi di Serafino Balestra. Il Gallio affidò i lavori all’architetto Giovanni Antonio Piotti, originario di Vacallo, che aveva al suo attivo importanti interventi quali la ricostruzione di San Carpoforo, elementi dell’altare del Crocifisso nel Duomo di Como, lavori presso il Collegio fondato a Como dallo stesso Gallio nel 1583 e la chiesa domenicana di San Giovanni in Pedemonte. Come aveva fatto a San Carpoforo, anche nella basilica di Sant’Abbondio il Vacallo sostituì le capriate in legno con volte a botte nella navata maggiore e con volte crociera nelle navate laterali, reimpiegando anche materiali provenienti dalla demolizione dell’atrio e delle strutture interne; le monofore romaniche ormai in gran parte collocate sopra le nuove volte furono chiuse; fu aperta un’ampia finestra nella facciata; si demolì la tribuna interna; furono realizzate le cornici in stucco per i quattro altari che ricevettero luce da una finestra realizzata sul fianco meridionale della chiesa e dall’ampliamento di due finestre nel coro. L’arredo della basilica si arricchì di nuovi paramenti, di stalli in legno per il coro e di quattro pale d’altare realizzate da Cesare Carpano. Non è certo se in quest’occasione il pavimento sia stato rialzato rispetto al livello medievale, mentre furono sistemate la piazza e la strada nello spazio rimasto libero dopo la demolizione dell’atrio. Nel corso dei lavori furono rinvenute le reliquie dei vescovi di Como Abbondio, Console, Esuperanzio, Eusebio, Eupilio e, in vista della processione che le mostrò alla venerazione dei fedeli nel 1590, sulla facciata della chiesa furono dipinte due finte nicchie con le figure di Santi vescovi.
Nuovi interventi si resero necessari nel Seicento per adeguare la basilica alle necessità della comunità di monache agostiniane di San Tommaso di Civiglio, trasferite presso il complesso monastico nel 1624. Entro il 1645 fu eretta una parte divisoria tra la chiesa esterna, riservata ai laici, e quella interna destinata alle monache; nella chiesa esterna Abbondio Vittani realizzò un nuovo altare maggiore in legno, sul quale fu collocata una pala con Sant’Abbondio che risuscita il figlio del regolo, attribuita a Gian Battista Recchi; si eliminarono diversi altari della chiesa medievale, conservando quello maggiore e quelli delle absidi laterali, dedicati ai santi Pietro e Paolo e alla Vergine.

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Altare maggiore – reliquie di Abbondio, Console, Esuperanzio

© Centro studi “Nicolò Rusca” – Ufficio inventariazione beni culturali

Sant’Abbondio resuscita il figlio del regolo

© Centro studi “Nicolò Rusca” – Ufficio inventariazione beni culturali