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La basilica di Sant’Abbondio sorge fuori le mura di Como, sotto il monte Croce, lungo un tratto della via Regina che costituiva un’importante area di culto per la presenza di alcune necropoli romane e, dal V secolo, della chiesa dei Santi Cosma e Damiano e della Basilica apostolorum. Nel corso del IX secolo la chiesa assunse la dedicazione a sant’Abbondio, che vi era stato sepolto quattro secoli prima; è stato però ormai escluso che essa fosse sede del vescovo di Como, come invece a lungo ritenuto da alcune voci della storiografia locale. Nel 1010 il vescovo Alberico insediò presso la basilica una comunità di monaci benedettini che raggiunse in breve una posizione di primo piano nell’ambito della diocesi grazie a riconoscimenti dei poteri pubblici ed ecclesiastici e ad un consistente patrimonio. I religiosi avviarono la ricostruzione della basilica: demolita la struttura paleocristiana, la chiesa fu nuovamente edificata in forme romaniche e consacrata da Urbano II nel 1095, ma importanti interventi furono promossi anche nei due secoli successivi, con la costruzione di un atrio porticato a ridosso della facciata – probabilmente dedicato ai pellegrini – e, nel Trecento, con la decorazione pittorica dell’ abside.

Dalla seconda metà del XV secolo il monastero fu assegnato ad abati commendatari – per lo più non residenti – e fu per iniziativa di alcuni di essi – prima il cardinale Paolo Della Chiesa, quindi il cardinale Tolomeo Gallio – che nel Cinquecento la basilica subì ristrutturazioni profonde, assumendo una veste classicheggiante, mentre si avviava anche la costruzione del grandioso chiostro. Nel 1616 l’abate Marco Gallio vendette la chiesa, parte del monastero e alcuni terreni vicini alle monache agostiniane di San Tommaso di Civiglio e anche questa novità comportò nuovi interventi per adattare la chiesa alle necessità liturgiche di una comunità monastica femminile. Nel 1783 il monastero fu soppresso ma la chiesa, per la sua dedicazione al patrono della diocesi, non fu secolarizzata e divenne sussidiaria della parrocchia della Santissima Annunciata. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1834 il complesso monastico fu acquistato dal vescovo Carlo Romanò per farvi trasferire il Seminario teologico: gli edifici, ormai in grave stato di degrado, furono in parte demoliti e quindi ricostruiti su progetto dell’architetto neoclassico Giuseppe Tazzini; nel 1881 la sede dell’istituto fu ampliata lungo la via Regina.

Dal 1863 Serafino Balestra, insegnante presso il Seminario e studioso di archeologia e di epigrafia, promosse il restauro della basilica per restituirne la veste romanica; nel corso dei lavori furono rinvenute anche le fondazioni dell’edificio paleocristiano e quelle del portico esterno, che era stato demolito nel corso del Cinquecento. Nel 1928 Antonio Giussani realizzò un nuovo restauro della chiesa, rifacendo le coperture delle navate, delle absidi e del coro, intonacando nuovamente pareti e volte e ricostruendo l’altare maggiore e gli altari collocati nelle absidi minori; altri interventi furono promossi negli anni Settanta del XX secolo.

Nel 1968 il trasferimento del Seminario vescovile a Muggiò provocò nuovamente l’abbandono e il rapido deterioramento di quella che era stata la sede del monastero. Acquistata nel 1974 dal Comune di Como, che in tempi recenti ne ha curato il restauro e la riqualificazione, attualmente essa è la sede della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi dell’Insubria.

Per saperne di più…

 

Le due torri© Centro studi “Nicolò Rusca”- Ufficio inventariazione beni culturali
Seminario vescovile di Sant’Abbondio © Archivio Nodo Libri Como
Facciata della basilica prima dei restauri di Serafino Balestra (1860 ca.)
© Biblioteca Comunale Como, riproduzione fotografica Archivio NodoLibri Como